Il frantoio è composto da diversi ambienti, ognuno destinato a una fase particolare del processo di lavorazione dell’olio. Dal cortile, entrando dalla porta sulla destra, si arriva subito nella stalla. Qui venivano fatti riposare glia asini, energia motrice per la grande macina posta nella sala subito al di sotto dei gradini. È proprio la macina il simbolo del frantoio. Una grande vasca posta al centro permetteva la rottura delle olive grazie al peso delle tre grandi ruote di pietra. Dopo aver ottenuto la pasta di olive questa era inserita in fiscoli di differente materiale e successivamente pressato grazie ai torchi presenti nella grande sala centrale.
L’olio, ancora miscelato con l’acqua di vegetazione veniva dunque fatto separare all’interno dei tanti pozzetti ritrovati. In questa sala si possono ritrovare anche gli olivai, spazi adibiti alla conservazione dei frutti. In fondo alla stanza centrale, nella parte più bassa dell’ipogeo ritroviamo l’ultima scoperta avvenuta nel corso dei lavori di ristrutturazione. Scavato, infatti, rimuovendo l’intera pavimentazione di “chianche” (le bianche pietre piatte che costituivano il pavimento), è stato ritrovato un gruppo di vasche comunicanti tra loro con un pozzetto posto al di sotto di un ponticello ad arco. Inizialmente considerato come olivaio, potrebbe essere stato, ma ci sono ancora studi di approfondimento in corso, un ingegnoso sistema di sedimentazione dell’olio.
Terminando il percorso e ritornando verso l’esterno si nota un pozzo, fonte di acqua piovana, utilizzata per dissetare il frantoiano e gli animali, oltre a permettere il lavaggio della pasta di olive, realizzato al fine di recuperare la maggior parte dell’olio tramite pressioni successive. Alle spalle del pozzo il giaciglio del frantoiano, fondamentale per i pochi attimi di pausa caratterizzati da qualche ora di sonno e da un pasto caldo.